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Petrolio in picchiata: cosa sta davvero spingendo i prezzi verso il basso e cosa aspettarsi a maggio?

Pubblicato da
Pasquale Antoniacci

Petrolio in caduta? Ecco perché i prezzi non decollano nonostante la volatilità. Gli analisti lanciano l’allarme: trend ribassista o occasione di acquisto? Scopri cosa sta realmente muovendo il mercato dell’oro nero in questi giorni e cosa aspettarsi a breve.

Il mercato del petrolio è da sempre uno dei più sensibili agli eventi geopolitici e macroeconomici, riflettendo in tempo reale le tensioni globali e le aspettative economiche. Ogni variazione nei prezzi scatena previsioni contrastanti: c’è chi immagina rialzi esplosivi sostenuti dalla ripresa della domanda e chi, al contrario, annuncia crolli imminenti a causa dell’eccesso di offerta o della frenata economica.

La discesa del petrolio non si arresta – crypto.it

L’ultima settimana di aprile non ha fatto eccezione. Il petrolio ha vissuto giornate altalenanti, segnate da rimbalzi momentanei che non sono riusciti a cambiare una tendenza chiaramente ribassista. Le tensioni commerciali tra grandi economie, le politiche non sempre allineate dell’OPEC+ e la continua forza del dollaro stanno esercitando una pressione crescente su un mercato già strutturalmente fragile. Ma c’è di più: i segnali tecnici più aggiornati non lasciano spazio a dubbi per chi guarda al breve termine. Ora, più che mai, è il momento di massima attenzione.

Prezzi sotto pressione: tra offerta in aumento e domanda incerta

Nell’ultima settimana, il Brent si è attestato intorno ai 66,98 $ al barile, mentre il WTI ha chiuso a circa 63,21 $, segnando un calo rispettivamente dell’1,4% e del 2,3%. Nonostante piccoli rimbalzi, la tendenza è chiaramente ribassista. A pesare sui prezzi è stata soprattutto la prospettiva di un aumento della produzione da parte dell’OPEC+, che potrebbe decidere di incrementare l’offerta già a partire da giugno.

La legge della domanda e dell’offerta potrebbe condizionare il prezzo del petrolio – crypto.it

La domanda globale, inoltre, non dà segnali di forza. L’International Energy Agency (IEA) ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, portandole a 730.000 barili al giorno, in calo di 300.000 barili rispetto al mese scorso. Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e la forza del dollaro, che rende il petrolio più caro per chi compra in altre valute, aggravano ulteriormente la situazione.

Analisi tecnica: segnali chiari di vendita nel breve termine

Oltre ai fondamentali, anche gli indicatori tecnici confermano la debolezza del mercato. L’analisi giornaliera sui Futures del Petrolio Greggio Leggero evidenzia un chiaro segnale di “Vendi”, con 11 segnali di vendita, 10 neutri e solo 5 di acquisto. Le medie mobili sono particolarmente negative: 11 su 15 indicano vendita, con livelli di prezzo che restano al di sotto delle principali soglie tecniche. Solo le medie mobili esponenziali e semplici a 10 periodi offrono deboli segnali di acquisto, insufficienti però a invertire la tendenza.

Anche tra gli oscillatori, il quadro non migliora. Il Relative Strength Index (RSI) si ferma a 45,07, zona neutra, mentre il MACD e il Momentum offrono segnali contrastanti. Secondo gli analisti di FX Empire, il petrolio potrebbe stabilizzarsi tra i 63,2 $ e i 63,5 $, con possibili rialzi solo in caso di shock sul lato dell’offerta.

Alla luce di questi dati, il mercato del petrolio sembra destinato a rimanere sotto pressione nel breve periodo. Gli investitori dovrebbero quindi muoversi con prudenza, valutando attentamente il rischio di ulteriori cali prima di entrare a mercato.

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