Hai meno di trent’anni e prendi l’assegno d’inclusione? Fai attenzione: potresti perderlo da un momento all’altro per un dettaglio che in tanti ignorano. Non si tratta solo di requisiti economici, ma di impegni precisi con la scuola o la formazione. Anche un’assenza o una scelta sbagliata possono costarti caro. E c’è chi lo ha già scoperto nel modo peggiore.
Francesco ci è cascato: aveva l’assegno, ma ha sottovalutato un obbligo fondamentale. Giovanna invece ha fatto le scelte giuste e oggi è più serena. Tu da che parte stai?
Prendere ogni mese l’ Assegno di Inclusione può sembrare una sicurezza. Un aiuto concreto mentre si cerca lavoro o si attraversa un periodo difficile.
Ma in realtà non basta farne richiesta e rientrare nei parametri economici. C’è un’altra condizione che può rovinarti tutto se non la rispettiva: l’ obbligo scolastico e formativo.
Francesco, 21 anni, ha lasciato la scuola a 16 e non si è mai iscritto a nessun corso. Vive con i genitori, ha ottenuto l’ADI ma non ha mai firmato il Patto di servizio né frequentato corsi. Pensava bastasse così. Ora rischia di perdere tutto. Giovanna, invece, ha 24 anni, si è diplomata e ora frequenta un corso di aggiornamento. Il suo percorso è regolare, il sostegno statale è confermato.
Per chi ha tra i 18 ei 29 anni, l’ Assegno di Inclusione è subordinato all’assolvimento dell’obbligo scolastico e formativo. Ma cosa significa esattamente?
La legge pubblica che l’istruzione è obbligatoria per almeno dieci anni. Questo comprende cinque anni di scuola primaria, tre anni di scuola media e altri due anni di scuola superiore o di formazione professionale. Chi non ha portato a termine questo percorso, deve almeno essere iscritto e frequentare corsi per adulti o percorsi equivalenti.
In pratica, se hai lasciato la scuola prima di aver concluso i primi due anni delle superiori (o di aver preso una qualifica triennale entro i 18 anni), non hai assolto l’obbligo. E se non ti stai formando in altro modo, perdi il diritto all’ADI.
Francesco non ha completato i dieci anni e non frequenta alcun corso. Questo lo mette fuori gioco. Giovanna invece, avendo finito la scuola, è a posto. Anzi, continua a formarsi: ha firmato i Patti con i servizi sociali e il centro per l’impiego, partecipa alle attività e resta in regola.
L’ assegno di inclusione non è garantito per sempre. Chi non partecipa alle iniziative previste, corsi, tirocini, percorsi formativi, perde il beneficio. E se si tratta di minori, i genitori rischiano persino sanzioni penali.
Ignorare queste regole, o far finta di niente, è un errore grave. Non basta “non fare nulla” per restare al sicuro. Al contrario, è proprio l’inattività a farti uscire dal sistema.
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