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L’INPS gli ha tolto l’invalidità dopo la richiesta di aggravamento: ecco perché

Pubblicato da
Gerardo Marciano

Hai mai pensato che una semplice richiesta per migliorare la tua situazione possa, al contrario, peggiorarla? Quando si tratta di aggravamento invalidità, le cose non sono mai così scontate.

Anche se speri in un aiuto in più, potresti trovarti di fronte a una realtà diversa da quella che ti aspettavi. E se la Commissione vedesse un miglioramento invece di un peggioramento?

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La storia di fantasia di Giovanni e Annalisa ci mostra quanto può essere delicato questo passaggio.

L’aggravamento può diventare un boomerang? Ecco quando accade

Giovanni e Annalisa avevano due vite diverse, ma un destino comune: l’ invalidità civile. Lui, ex muratore con gravi problemi alla schiena. Lei, impiegata con una malattia neurodegenerativa. Entrambi avevano già ottenuto il riconoscimento dell’invalidità, anche se con percentuali diverse. Ma col tempo, i sintomi peggioravano, le giornate diventavano più pesanti, le energie calavano. Così, d’accordo coi rispettivi medici, decidono di presentare la domanda di aggravamento all’INPS .

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Lo fanno con fiducia, convinti che il sistema tutelato chi peggiora. Non si aspettano certo che la Commissione, dopo la visita, li guardi con occhi diversi. Giovanni viene valutato con una capacità lavorativa migliore grazie alla fisioterapia, mentre Annalisa viene considerata più autonoma rispetto all’ultima visita. Nessuno dei dovuti ottiene l’aumento del grado di invalidità. Anzi. Le loro percentuali vengono ridotte. Uno schiaffo inaspettato, che cambia tutto.

Non è una strada senza rischi

Chiedere l’ aggravamento dell’invalidità può sembrare una scelta naturale quando la salute peggiora, ma non è una strada senza rischi. Quello che molti non sanno è che la Commissione medica non è tenuta a valutare solo la presenza di nuove difficoltà. Anzi, durante la visita possono anche emergere segnali di miglioramento, magari grazie a terapie, farmaci o tecnologie che prima non erano disponibili.

Il caso di Giovanni è emblematico. Dopo anni di invalidità totale, si sottopone a riabilitazione intensiva. Migliora leggermente nei movimenti, abbastanza da convincere i medici che possono affrontare alcune attività senza l’aiuto di altri. Per la Commissione, questo basta per rivedere la percentuale di invalidità. Addio indennità di accompagnamento, addio sostegno economico. Lo stesso vale per Annalisa, che con un farmaco sperimentale ha avuto un leggero rallentamento della malattia. La Commissione non ha visto un aggravamento, ma lieve una stabilizzazione. Risultato? Riduzione della percentuale.

Tutto questo è previsto dalla normativa: non esiste un “diritto garantito” al mantenimento della percentuale precedente. Ogni visita è un nuovo esame, ogni domanda un’occasione per rimettere tutto in discussione. Anche nel caso in cui l’invalidità sia stata riconosciuta come “permanente”.

Prima di fare richiesta, ascolta il tuo medico (e la tua prudenza)

Il desiderio di ottenere il giusto riconoscimento è comprensibile, soprattutto se le condizioni si fanno sempre più difficili. Ma quando si parla di domanda di aggravamento all’INPS, è fondamentale sapere a cosa si va incontro. Non basta sentirsi più fragili per sperare in un aumento della percentuale. La valutazione medica si basa su parametri tecnici, osservazioni oggettive, documentazione aggiornata. E può anche concludersi con un giudizio opposto rispetto a quello atteso.

Per questo motivo è importante farsi seguire dal proprio medico curante, che conosce nel dettaglio la situazione clinica e può valutare realisticamente se ci sono i presupposti per una richiesta.

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