Il prezzo del greggio è in fase di ribasso, avviandosi verso la terza settimana consecutiva di perdite. Il Brent e il WTI si trovano sotto pressione a causa dei timori legati ai dazi commerciali e alla debolezza della domanda globale. Alcuni analisti prevedono un possibile recupero, mentre altri avvertono che il petrolio potrebbe scendere sotto i 50 dollari al barile.
La volatilità dei mercati energetici è stata accentuata dalle incertezze economiche, con il rallentamento della Cina, l’aumento della produzione negli Stati Uniti e il ruolo dell’OPEC+ nelle politiche di contenimento dell’offerta.
l prezzo del Brent si aggira attorno ai 78 dollari al barile, mentre il WTI oscilla sui 73 dollari. Ma quali sono le prospettive per i prossimi mesi?
Secondo Goldman Sachs, il prezzo del Brent potrebbe stabilizzarsi sopra gli 80 dollari nel corso del 2025, grazie a una possibile riduzione della produzione da parte dell’OPEC+. Un altro elemento chiave per un eventuale rialzo è la ripresa della domanda nei mercati emergenti e un possibile intervento della Cina per stimolare la propria economia.
Altri analisti, come quelli di JP Morgan, ritengono che il prezzo del greggio possa raggiungere nuovamente i 90 dollari al barile se le tensioni geopolitiche in Medio Oriente o il conflitto tra Russia e Ucraina dovessero intensificarsi, portando a una riduzione dell’offerta globale. Inoltre, eventuali interruzioni nella catena di approvvigionamento potrebbero spingere i prezzi al rialzo.
Se l’inflazione dovesse rimanere alta e la Federal Reserve ritardasse i tagli ai tassi di interesse, l’economia globalepotrebbe evitare una recessione, favorendo una maggiore richiesta di petrolio da parte dell’industria e del settore dei trasporti. In questo scenario, il Brent potrebbe superare i 90 dollari al barile nel secondo semestre del 2025.
D’altro canto, diversi esperti mettono in guardia contro un possibile crollo del prezzo del greggio. Secondo una ricerca di MarketWatch, se la crescita economica globale dovesse rallentare ulteriormente, la domanda di petrolio potrebbe diminuire sensibilmente, portando il Brent sotto i 60 dollari e il WTI intorno ai 50 dollari al barile.
Un altro fattore determinante è l’aumento della produzione di shale oil negli Stati Uniti. L’Energy Information Administration (EIA) ha segnalato un incremento costante dell’output statunitense, che potrebbe creare un surplus di offerta e contribuire alla pressione ribassista sui prezzi.
Inoltre, se l’OPEC+ decidesse di non rinnovare i tagli alla produzione, il mercato potrebbe essere inondato di barili extra, facendo scendere il prezzo del greggio a livelli simili a quelli visti durante la crisi del 2020.
Il mercato del petrolio si trova in una fase di forte incertezza. Mentre alcuni analisti prevedono una risalita sopra i 90 dollari al barile, altri avvertono che il prezzo potrebbe crollare sotto i 50 dollari a causa di un eccesso di offerta e della debolezza della domanda globale.
Gli investitori dovranno monitorare attentamente le decisioni dell’OPEC+, l’andamento dell’economia cinese e le politiche della Federal Reserve per capire quale direzione prenderanno i prezzi del greggio nei prossimi mesi.
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