Molti credono che il convivente superstite abbia gli stessi diritti del coniuge, ma la legge dice altro. Cosa succede in un caso particolare come quello di Andrea, divorziato da Marta e legato sentimentalmente ad Angela?
Immagina di vivere una vita di coppia stabile, con anni di condivisione e sostegno reciproco. Poi, all’improvviso, la persona che hai accanto viene a mancare. Oltre al dolore, emergono domande concrete: cosa succede ai diritti previdenziali del defunto? La pensione di reversibilità è una delle prime preoccupazioni per i superstiti, ma non sempre è chiaro chi ne abbia diritto.
Nel caso di Andrea, la situazione era complicata: impiegato, aveva un matrimonio finito con Marta, ma con un assegno divorzile in corso. Al momento del decesso, viveva con Angela, la sua compagna. Ma chi tra loro avrà diritto alla pensione di reversibilità? Angela, pur avendo condiviso la sua vita con Andrea, potrà beneficiarne? O Marta, in quanto ex moglie, avrà il diritto di riceverla?
Molti si trovano in situazioni simili e si chiedono se la convivenza stabile sia sufficiente per ottenere un aiuto economico dopo la perdita del partner. Vediamo insieme cosa dice la legge e come viene ripartita questa prestazione INPS.
La pensione di reversibilità è una prestazione economica riconosciuta ai superstiti di un lavoratore o pensionato deceduto. Ma attenzione: non tutti i familiari hanno diritto a riceverla.
Secondo la normativa vigente, i soggetti che possono beneficiarne sono:
Il coniuge superstite, se sposato al momento del decesso.
L’ex coniuge, ma solo se percepiva un assegno divorzile.
I figli, se minori, studenti sotto i 26 anni o inabili.
Altri familiari a carico, come genitori ultrasessantacinquenni o fratelli inabili.
Nel caso di Andrea, Marta, l’ex moglie, potrebbe avere diritto alla pensione di reversibilità solo se riceveva l’assegno divorzile. Se così fosse, avrebbe diritto a una quota della pensione, stabilita in base alla situazione economica e familiare.
Angela, la convivente, invece, non ha diritto a nulla. Anche se ha vissuto con Andrea per anni, la legge non riconosce la convivenza come titolo per accedere alla pensione di reversibilità. Il diritto spetta esclusivamente a chi era legalmente sposato con il defunto o a chi percepiva un assegno divorzile.
La quota di pensione spettante ai superstiti dipende dalla composizione del nucleo familiare e dalla presenza di più beneficiari. Le percentuali previste sono le seguenti:
60% della pensione se c’è un solo beneficiario (ad esempio, l’ex coniuge con assegno divorzile).
70% se ci sono due beneficiari, ad esempio ex coniuge e un figlio.
80% con tre beneficiari.
100% se ci sono più figli e un coniuge.
Se Andrea avesse avuto figli minori, questi avrebbero avuto diritto a una quota della pensione insieme a Marta. Se invece non ci fossero altri beneficiari, e Marta non percepiva l’assegno divorzile, nessuno riceverebbe la pensione di reversibilità.
Un’eccezione potrebbe verificarsi solo se Andrea avesse contratto un nuovo matrimonio con Angela: in questo caso, la pensione sarebbe stata suddivisa tra la moglie e l’ex coniuge, in base alla durata del matrimonio e alle condizioni economiche di entrambe.
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