Quando si parla di investimenti, le opzioni sono tante, ma i risultati possono essere molto diversi. Conto corrente, BTP o mercato azionario?
Ecco la storia di Rinaldo, un piccolo risparmiatore che, con 30.000 euro in mano, si è trovato davanti a un bivio. Quali scelte ha fatto e quale percorso gli ha dato più soddisfazione? Leggi per scoprire come ha cambiato il suo futuro finanziario.
Dopo settimane di riflessioni e ricerche, Rinaldo ha deciso di dividere il suo capitale e testare le tre opzioni principali: 10.000 euro sul conto corrente, 10.000 euro sui BTP e 10.000 euro sui mercati azionari. Confrontiamo insieme i risultati di queste scelte e vediamo cosa ha imparato lungo il cammino.
Rinaldo ha lasciato un terzo del suo capitale sul conto corrente, attirato dalla semplicità e dalla promessa di un rendimento (seppur minimo) senza rischi. Dopo 20 anni, con un tasso lordo dell’1% (circa 0,74% netto), ha visto crescere il suo capitale a 12.201,90 euro. Se invece il rendimento fosse stato dello 0,5% lordo (0,37% netto), avrebbe raggiunto solo 11.048,96 euro.
E qui arriva la prima sorpresa amara: una volta considerata l’inflazione media annua del 2%, il potere d’acquisto dei suoi soldi era drasticamente ridotto. Nel caso dell’1%, il valore reale era di 8.211,53 euro; con lo 0,5%, appena 7.435,63 euro.
Per la seconda opzione, Rinaldo ha investito un terzo dei suoi 30.000 euro in BTP decennali con un rendimento netto medio del 3%. Dopo 20 anni, il suo capitale nominale era cresciuto a 18.061,11 euro. Considerando l’inflazione, il valore reale stimato era intorno ai 15.000 euro.
“Non male,” ha pensato. I BTP hanno garantito una protezione parziale contro l’inflazione e un guadagno reale più significativo rispetto al conto corrente. Tuttavia, Rinaldo si è reso conto che i rendimenti erano limitati, e il capitale non cresceva abbastanza da superare di molto l’inflazione.
“È una buona opzione per chi non vuole correre rischi,” ha ammesso, “ma non è la scelta migliore per chi vuole costruire una crescita solida.”
La terza scelta di Rinaldo è stata la più audace: investire l’ultimo terzo nel mercato azionario statunitense, seguendo indici storici con un rendimento medio netto del 10,91%. Dopo 20 anni, il suo capitale nominale era arrivato a 87.980,17 euro, con un guadagno nominale di 77.980,17 euro. Anche considerando l’inflazione, il valore reale stimato era vicino ai 75.000 euro.
Rinaldo era sorpreso: “Non avrei mai immaginato una crescita così forte.” Certo, non è stato un percorso privo di ostacoli. Durante alcuni anni, il valore del portafoglio era sceso, ma la strategia a lungo termine e la diversificazione lo avevano premiato.
Questa opzione ha richiesto coraggio e una buona dose di pazienza, ma ha dimostrato di essere la scelta migliore per chi cerca rendimenti significativi.
“Oggi farei scelte diverse,” ha riflettuto. E tu, cosa faresti con i tuoi 10.000 euro? Il futuro è nelle tue mani.
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