La nuova proposta è una riforma delle pensioni che sia sostenibile: che vada cioè ad adeguare i coefficienti di calcolo, rivalutare i montanti in base al lavoro e ridurre la dimensione delle formule di uscita.
La pensione contributiva in Italia si calcola moltiplicando il totale (rivalutato al PIL) per il coefficiente di trasformazione anagrafica che corrisponde all’età in cui l’individuo lascia il lavoro. Nonostante ciò, l’economista Sandro Gronchi parla di un metodo che presenta delle lacune e cerca di colmare queste mancanze proponendo un modello alternativo, che è stato mutuato dal sistema previdenziale svedese.
Il sistema previdenziale svedese è un modello replicabile che potrebbe servire come base per una futura riforma delle pensioni, con le dovute modifiche. Iniziamo an esaminare come funzionerebbe in Italia.
Ad oggi, i tassi utilizzati per i coefficienti di trasformazione anagrafica per il calcolo della pensione contributiva sono obsoleti. Ciò è chiaro dal fatto che sono basati su stime che riguardano i nati dal 1930, quindi con aspettative di vita molto diverse rispetto a quelle attuali. Questi tassi vengono aggiornati ogni sei mesi in base alle rilevazioni Istat.
Il punto debole delle pensioni anticipate, secondo il modello di calcolo utilizzato in Italia: Al diminuire dell’età di pensionamento, l’obsolescenza aumenta. Il modello di calcolo pensione della Svezia Nel sistema contributivo svedese, i coefficienti sono differenziati per coorte e la loro obsolescenza è controllata da una soglia minima di uscita rigida, ma è compensata da un certo grado di flessibilità: I dipendenti possono scegliere di ritirarsi senza fine servizio tra i 66 e i 69 anni.
La somma totale viene quindi moltiplicata per il coefficiente anagrafico per trovare l’assegno finale. Di fatto, la Svezia non ha né formule di flessibilità in uscita (sistema delle quote, ecc.) né categorie privilegiate (gravosi, usuranti, madri, inabili, ecc.) né pensione anticipata “ordinaria”. Tuttavia, è possibile ottenere una pensione provvisoria, o assegno di accompagnamento alla pensione, a partire dai 63 anni.
Nonostante ciò, si tratta di un prestito pensionistico che deve essere rimosso quando si raggiunge l’età minima per la pensione. Il tasso di rivalutazione dei montanti è simile al tasso di “prestito pensionistico”. Tuttavia, a differenza dell’Italia, si basa sul reddito da lavoro piuttosto che sul PIL medio quinquennale. Un modello italiano per la pensione La trasformazione delle pensioni anticipate in assegni provvisori è difficile in Italia a causa del sistema di quote che ha subito molte riforme previdenziali nel corso degli anni, in particolare quella Dini, che distingue tra quote retributive e contributive in base alla data di maturazione.
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