Cosa bisogna sapere circa le istruzioni meno conosciute che si nascondono tra i regolamenti relativi alla cointestazione di buoni di risparmio postali.
Oggigiorno esiste una moltitudine di forme di investimento dei propri risparmi, senza contare le ampie possibilità di personalizzazione, su misura quasi come un abito. La tecnologia, in tal senso, è stata determinante: la flessibilità del prodotto è garantita – se si vuole – dall’algoritmo che tiene alla luce del sole di clienti e gestore stesso la fotografia in tempo reale delle proprie finanze, anche quando il titolare delle somme si appresta a variarne il corso.
Di fronte a centinaia di prodotti che ogni giorno vengono consigliati a centinaia di migliaia di risparmiatori, la richiesta di strumenti di garantire una rendita sicura, sebbene “senza pretese”, rimane una necessità che non passa mai di moda: e forse, vivendo nel permanente sfondo della spettrale inflazione, un passo indietro nei confronti delle proprie ambizioni di rischiare il capitale è più che comprensibile.
Anche chi ha scarsa cultura finanziaria, nell’ultimo anno e mezzo ha compreso la lezione che l’inflazione ha duramente impartito: calo del potere d’acquisto, aumento generalizzato del costo della vita e dei beni di consumo, anche quelli necessari. È vero, ma è ancora più interessante ciò che avviene sotto ogni periodo di crisi economica: l’aumento dei tassi di rendimento. Dovrebbe essere una buonissima notizia, ma chi se ne intende sa: ogni eccesso (anche quello positivo) non è affatto un segno positivo per lo stato di salute del PIL.
È peculiare, infatti, l’incremento degli indici sui titoli di Stato, su Bot e Btp; ma la percentuale sale anche nel settore ordinario del risparmio gestito. Aumentano le spese di gestione del conto corrente, ad esempio, e al contempo si fanno attraenti gli indici su titoli come i buoni postali. Questi ultimi prodotti, come è noto, rappresentano la garanzia per molte famiglie italiane che non hanno fretta di incassare la rendita, specie se il capitale impegnato sarà destinato alla maturità dei figli.
Che siano coppie sposate in odore del regime di comunione dei beni o il legame tra un genitore e il proprio figlio, non sono rari i buoni fruttiferi cointestati nel portafoglio degli italiani. Anzi, l’esperienza del percorso ventennale di un buono ordinario inizia solitamente proprio con l’infanzia di un primogenito. Grazie alla gestione semplificata e soprattutto alla tassazione agevolata del 12,50%, oltre all’esenzione dalla successione, l’apprezzamento per questi prodotti non è mai venuto meno.
Oggi dematerializzati, i buoni fruttiferi possono essere riscossi entro dieci anni dalla scadenza, prima che subentri la prescrizione. Poste Italiane mette a disposizione diverse soluzioni: 4 anni Plus, 3×2, 3×4, Rinnova, Risparmio Sostenibile, 4 anni risparmiosemplice, oltre al buono ordinario e quello dedicato ai minori (con tassi fino al 4%).
Importante leggere i regolamenti ad ogni sottoscrizione, come ciò che concerne un’importante clausola come CPRF: aderendo ad essa, permette ad un contestatario di richiedere il rimborso totale dell’investimento anche in assenza degli altri titolari. È importante pensarci bene, perché non è modificabile in tempi successivi; ma è certamente utile in casi critici come la scomparsa di uno dei titolari.
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